Stare al passo di un altro ci mette a confronto con un tema fondamentale che è quello del tempo soggettivo. Siamo abituati a concepire il tempo come un continuum che va dal passato, al presente e al futuro, seguendo una linea retta condivisa da tutti. L’identità personale si svilupperebbe proprio in questo continuum, che caratterizza la nostra percezione della realtà e la persistenza di un sentimento di continuità del sé. Ciascuno di noi tuttavia sperimenta come l’età cronologica non corrisponda sempre al tempo della psiche, così come a parità di età non ci si trovi sempre nella medesima tappa del ciclo di vita. Stare al passo con l’altro richiede dunque la capacità di osservarlo, di cogliere il suo tempo soggettivo e ad esso affiancarsi. Questa capacità di lettura del tempo soggettivo dell’altro sottende che nella relazione si eserciti un ascolto profondo e una flessibilità che permetta di “adattare il passo” alle possibilità cognitive, emotive, relazionali ed evolutive di un'altra persona.
Per chi si occupa di educazione in età evolutiva ciò si traduce in un’attenzione particolare a definire gli obiettivi non solo in base a criteri attesi per l’età, ma anche al punto di partenza del minore, alle sue risorse e aree di criticità, alle sue difficoltà. Richiede inoltre di esercitare una buona dose di flessibilità per rivedere la programmazione educativa sulla base dei momenti critici che possono presentarsi, tenendo presente che talvolta delle regressioni possono manifestarsi prima di un passaggio evolutivo. Alfredo Canevaro porta ad esempio il comportamento dei cormorani, che compiono ciò che lui chiama “re-progressione”:

-I cormorani sono uccelli marini che prima di abbandonare il nido regrediscono a comportamenti appresi nelle prime ore di vita: pigolano, dondolano fino a spiccare poi il volo. Un passo indietro per farne due in avanti, in una sorta di re-progressione, ovvero di una regressione finalizzata al progresso. Il cormorano, come l’uomo, aspira a diventare un essere indipendente, autonomo, e questo riesce a farlo solo dopo cinque salti/passi all’indietro. Dopo ogni salto, l’uccello marino regredisce a modi di agire più “infantili”, meno “organizzati”, per poi continuare fino a diventare “adulto”-

Se riusciamo a cogliere queste sfumature, possiamo accompagnare il minore nel suo percorso di crescita, individuando le zone di sviluppo prossimale, ovvero quei momenti in cui il bambino o il ragazzo è quasi pronto per un salto di crescita, per acquisire una competenza, proponendo obiettivi sfidanti ma raggiungibili e al momento giusto (per lui), sostenendolo e tollerando momenti di stallo o di regressione.

“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.” C.G. Jung

 

Dott.ssa Anna Francesca Saracco

    Psicologa Psicoterapeuta